Albe Steiner
Albe Steiner (Milano 1913-1974) vive un’infanzia e una giovinezza segnate dalla violenza nazifascista.
Ha undici anni quando viene assassinato lo zio, Giacomo Matteotti. Alla morte del padre, interrompe gli studi dopo il diploma di ragioneria per dedicarsi a una professione, quella di grafico, che in Italia era appena agli inizi.
Risale agli anni trenta, in un clima culturale chiuso e ostile agli sviluppi delle nuove esperienze artistiche europee, la sua conoscenza del costruttivismo sovietico (El Lisitzkij) e del Bauhaus, degli astrattisti italiani (Soldati, Licini, Radice, Fontana, Melotti, Veronesi) e dei più qualificati grafici italiani e stranieri (Munari, Nizzoli, Schavinsky, Huber).
Accanto ai primi lavori nel settore del design, si collocano le sue ricerche fotografiche e pittoriche. Collabora con lo “studio Boggeri” e partecipa alla prima mostra grafica alla VII triennale (1940). Si avvicina al partito comunista e, con la moglie Lica, l’amico Salvatore Di Benedetto e Elio Vittorini, svolge attività clandestina di informazione e propaganda. Nei primi anni di guerra prosegue la sua affermata attività professionale, legandosi al mondo dell’avanguardia culturale antifascista milanese, sempre in contatto con le esperienze del movimento moderno (gli architetti Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers, Pagano, Giolli, Albini, De Carlo, i pittori e grafici Mucchi, Veronesi, Max Huber, Treccani, Birolli, Guttuso, Sassu ecc.).
Dopo l’8 settembre 1943, i fascisti uccidono il padre (ebreo bulgaro di origine spagnola) e altri familiari della moglie Lica riparati in Italia per sfuggire alla deportazione. Albe Steiner partecipa alla Resistenza prima organizzando recuperi e trasporti di armi, poi nelle file del battaglione Valdossola. Perde il fratello Mino, anch’egli militante della Resistenza, deportato a Mauthausen e al campo di lavoro di Ebensee , dove morirà nel marzo del ’45.
Dopo la Liberazione, cura l’impostazione grafica del “Politecnico” di Vittorini: “Parte integrante del discorso del ‘Politecnico’ era la grafica che, dovuta ad Albe Steiner, mirava a proporre in modo nuovo e originale il rapporto fra testi e immagine. L’alternanza dei ‘rossi’ e dei ‘neri’, il richiamo a certe soluzioni delle avanguardie russe post-rivoluzionarie, l’uso di fotografie per raccontare delle storie, l’apertura ai fumetti, si basavano su una feconda intuizione delle possibilità di impiego offerte dai materiali figurativi. Vittorini assecondò la sensibilità di Steiner con il talento del giornalista che era in lui… Di fatto, la grafica del ‘Politecnico’ fece scuola, e non vi fu giornale progressista apparso sulla sua scia che non si misurasse con quella impostazione” (Notizia su ‘Il Politecnico’, scheda editoriale allegata alla ristampa, Einaudi, Torino 1975).
Realizza inoltre per Einaudi la collana “Politecnico biblioteca”, diretta da Vittorini, che pubblica fra il 1946 e il 1949 undici titoli, da Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed a Ragazzo negro di Richard Wright. Si reca con la famiglia in Messico dove collabora (con Hannes Meyer , ex direttore del Bauhaus) alla campagna nazionale per la costruzione di scuole e al Taller de grafica popular, officina culturale creata da un gruppo di pittori (Leopoldo Mendez, Diego Rivera, Alfaro Siqueiros) per la creazione di opere grafiche ispirate alla vita politica e sociale del paese e destinate all’informazione e all’educazione del popolo ; è anche addetto culturale della nostra ambasciata. Di nuovo a Milano nel 1948, riprende la libera professione affiancata dall’insegnamento alla Scuola Rinascita e dall’impegno politico-sociale. Quest’ultimo si è tradotto da una parte nella realizzazione di manifesti e opuscoli, nell’allestimento di mostre, stand e festival, nell’impostazione grafica di gran parte della stampa della sinistra italiana (l’Unità, Il Contemporaneo, Vie Nuove, Rinascita, Movimento operaio, Rivista storica del socialismo, Studi storici, Tempi moderni, Problemi del socialismo, L’Erba voglio, Mondo Operaio, Italia contemporanea) ; dall’altra nella promozione di incontri, dibattiti e strutture organizzative per un riconoscimento della grafica e del design sul piano tecnico, professionale e politico – sindacale.
E’ presente con ricerche e proposte progettuali della comunicazione visiva in tutti i più vivaci settori industriali, pubblicistici e d’informazione dell’Italia del dopoguerra, e anche per questa via ha avuto parte decisiva nell’aprire il nostro paese a una moderna “cultura visiva”. In particolare, suo importante contributo a tali sviluppi sono le mostre a tema, formula inventata da Steiner per permettere la facile circolazione di idee politiche e culturali con una minima spesa . Costante è la sua partecipazione alle iniziative dell’Aned, dalle mostre della deportazione alla realizzazione del museo-monumento per gli ex-deportati (Carpi,1964-73) . Collabora con enti e istituzioni culturali come la Rai, il Piccolo Teatro, la Triennale di Milano, il Teatro popolare italiano, Italia ’61, la Biennale di Venezia . Impagina riviste tecniche e di settore, tra cui Edilizia moderna, Studi teatrali, Stile Industria, Domus, Cinema nuovo, Architettura, Interiors (USA).
Il suo maggior interesse è però rivolto all’editoria libraria, con una chiara visione del posto che doveva occupare il grafico nel processo di produzione del libro : un crocevia di operazioni e di esigenze diverse, tra gli autori, gli illustratori, i direttori editoriali e i redattori a monte, gli uffici di produzione, i tipografi, gli zincografi e i legatori a valle. Con il compito di dare a tante voci una forma unitaria, ma anche di far sentire tra quelle la propria voce, convergente con le altre allo scopo comune, e insieme espressione di un contributo autonomo cui doveva essere riconosciuta la dignità, almeno, di un alto artigianato (in: Albe Steiner. Comunicazione visiva, Firenze, Alinari 1977).
Steiner muove da un’attenta analisi del rapporto fra contenuto, destinazione e forma -legge tutti i libri che cura-, fissa le norme da osservare nell’esecuzione pratica e usa le competenze tecniche e gli strumenti grafici di cui dispone, applicando i criteri a lui abituali della chiarezza e della semplicità, per raggiungere quell’equilibrio della composizione che facilita la lettura e quindi la comprensione del messaggio scritto. Le innovazioni introdotte da Steiner non comportavano mai un maggior lavoro per redattori o tipografi, ma sempre qualche semplificazione o l’eliminazione di operazioni superflue. Mirando a una maggiore chiarezza del messaggio visivo otteneva nello stesso tempo una riduzione di costi e una pagina…che risultava più bella (D.Insolera, cit.). Per Einaudi cura, oltre a ‘Politecnico biblioteca’, le collane ‘I gettoni’ -diretta da Vittorini- e ‘Collezione di teatro’ ; progetta e realizza singoli volumi o collane per La Nuova Italia, Editori Riuniti, Edizioni del Gallo, Sugar, Bompiani, Compagnia Edizioni Internazionali, Vangelista.
Le collaborazioni più importanti sono quelle prestate a Feltrinelli e Zanichelli. Consulente editoriale e art director presso Feltrinelli dal 1955 (anno della fondazione) al 1965, cura l’impostazione grafica delle varie collane compresa l'”Universale Economica”, giudicata per la novità dell’impaginazione della copertina, l’utilizzazione della fotografia alternata con la semplice scritta, la disposizione eterodossa dei titoli…una delle pietre miliari nella storia dell’editoria nostrana (G.Dorfles in Albe Steiner. Comunicazione visiva, cit.). Per Zanichelli, dal 1960 al 1974, rinnova le edizioni scolastiche, soprattutto i volumi a carattere scientifico , riconfermando anche per questa via la passione pedagogica e il profondo interesse sempre rivolto al mondo della scuola.
Fino al 1958 insegna infatti al Collegio Rinascita, dal 1959 alla morte è direttore e insegnante di progettazione grafica della scuola del libro della Società Umanitaria: in questo ruolo promuove nei primi anni settanta quel progetto di un istituto superiore statale per le comunicazioni visive, che si concretizzerà con la nascita dell’ITSOS, ospitato negli edifici dell’Umanitaria di via Pace. Inoltre tiene corsi presso le università di Venezia e Torino, e istituti superiori di Parma, Roma, Firenze e Urbino.
Muore improvvisamente presso Agrigento, il 17 agosto 1974.
Sulla sua tomba a Mergozzo un blocco di granito reca la scritta : “Albe Steiner partigiano”.
(Questo testo è una sintesi liberamente tratta da : Giorgio Margarini, Albe Steiner (1913-1974), in Verbanus 9, 1988, pp.304-331; Albe Steiner, Foto-grafia, ricerca e progetto , a cura di Lica Steiner e Mario Cresci, Laterza 1990).
Lica Steiner
Lica Covo Steiner Nata a Milano nel 1914 in una famiglia cosmopolita, nel 1938 si sposa con Albe Steiner, con cui, l’anno dopo, apre lo studio di foto-grafica LAS (Lica Albe Steiner) dove lavora sino al 1974, anno della morte di Albe.
Durante gli anni della seconda guerra mondiale mentre il padre ebreo, Mario Covo, viene preso il 15 settembre ’43 e fatto sparire nella feroce” caccia all’ebreo” del lago Maggiore in quella che é passata alla storia con il nome di “strage di Meina”, Lica partecipa alla Resistenza, svolgendo attività di stampa clandestina e di staffetta, ruolo riconosciuto poi con la medaglia d’argento dall’ANPI. Alla fine della guerra, raggiunge con la madre e con Albe i fratelli in Messico, dove rimane due anni, lavorando con Hannes Mayer- ex direttore della Bauhaus-al volume “Construyamos escuelas” e alla campagna di alfabetizzazione con i muralisti, tra cui Rivera e Siquieros. Nel 1956 cura la “pagina della donna” per il quotidiano “L’Unità”.
Il suo costante impegno nell’ambito della didattica inizia nel 1948, al rientro in Italia, quando coordina con Albe i corsi di grafica del Convitto Scuola Rinascita di Milano e, dopo la morte del marito, insegna fino al decennio Novanta alla scuola del Libro dell’Umanitaria, tenendo lezioni e conferenze in numerosi altri Istituti e seguendo anche come relatrice varie tesi di laurea. Si occupa con Albe e con lo Studio B.B.P.R. del reperimento dei materiali fotografici e storici sui campi di concentramento per l’allestimento del Museo Monumento al deportato politico e razziale, inaugurato nel 1973 a Carpi. E’ autrice con Albe di un corso di ” Storia e tecnica della cartellonistica” in 18 fascicoli editi dalla “Accademia s.r.l.” di Roma 1971. Cura con la figlia Anna e con Anna Castelli Ferrieri l’allestimento della mostra ” Esistere come donna” al Palazzo Reale di Milano, nel 1983 (e delle due mostre in concomitanza della pittrice Kathe Kollwitz e della scultrice Genni Mucchi), con relativi cataloghi. Dal 1974 ha ordinato e divulgato la conoscenza delle opere di Albe Steiner, curando quaranta mostre monografiche di cui la prima, nell’aprile 1977 al Castello Sforzesco di Milano (Catalogo Fratelli Alinari),allestita in collaborazione con Max Huber e Giancarlo De Carlo. Cura con le figlie Luisa e Anna e con Franco Origoni la raccolta di scritti di Albe Steiner, edita da Einaudi nel volume “Il mestiere di grafico”,1978 Scrive con Mario Cresci il libro “Albe Steiner Foto-grafia Ricerca e progetto, edito da Laterza, 1990 Cura con la figlia Anna e Giuseppe Longhi il libro “Albe Steiner la costruzione civile delprogetto” edizioni Officina, 2003 Nel libro “Albe Steiner” di Anna Steiner, edito da Corraini, 2006, commenta ,a latere, tutti i lavori ivi pubblicati.
Sue opere sono esposte alla “Biennale donna” di Ferrara (marzo/maggio 2002) e pubblicate con una sua biografia sul relativo catalogo. Una sua biografia é pubblicata anche sul “Dizionario biografico delle donne lombarde 568-1968”, edito da Baldini& Castoldi, 1995 Ha curato, con Anna Steiner, l’ordinamento per l’inventario dei materiali dell’”Archivio Albe e Lica Steiner”, che ha donato nel 2003, con Anna e Luisa Steiner, al Politecnico di Milano. Muore a Milano il 23 maggio 2008. La sua biografia è on line nel sito: www.archiviosteiner.dpa.polimi.it