Nell’epoca delle start up, delle aziende che operano nei settori dell’innovazione e della comunicazione è nata una nuova forma di finanziamento basata sulla raccolta volontaria di fondi per creare nuove attività.
Fondi che vengono investiti scommettendo sulla possibilità di dare vita e sviluppo a idee, generare lavoro, relazioni, esperienze formative e di cambiamento sociale.
Purtroppo o per fortuna questo è il modello con il quale dobbiamo confrontarci e trovare la chiave per renderlo accessibile alle nuove generazioni con gli strumenti della conoscenza e della pratica quotidiana.
L’ITSOS per anni ha goduto della fiducia di tanti investitori volontari che sono i genitori delle ragazze e dei ragazzi che ogni giorno, per duecento giorni all’anno riempiono aule , corridoi e laboratori di questo strano edificio arancione. Oggi purtroppo la fiducia sembra stia venendo a mancare e da un po’ di tempo ci chiediamo il perché. Una buona parte di coloro che hanno sempre versato il contributo volontario da quest’anno hanno deciso di non versarlo più. Qualcuno proverà a rispondere che è ovvio, c’è la crisi, le famiglie fanno fatica e ci sta, ma non per una parte così importante. Altri penseranno che sono cambiati i tempi, il gioco allo sfascio è diventato uno sport molto diffuso e soprattutto, la fiducia nelle istituzioni si è giustamente esaurita.
Bene, anzi male, ma scriviamo queste righe per mettere in chiaro alcune cose che forse possono stimolare una riflessione sull’importanza per la scuola di quel piccolo-grande contributo volontario e virtuoso che le famiglie versavano al momento dell’iscrizione.
Per esempio potremmo iniziare dal fatto che mai un euro ascrivibile al contributo sia mai stato utilizzato per retribuzioni extra dei docenti o altre figure interne alla scuola, ma solo per l’acquisto dei materiali necessari alla didattica. Ed è tutto certificato. La scuola negli ultimi anni si è dotata di sei nuovi laboratori di sezione con in media 14 computer Apple IMac di ultima generazione per arrivare a garantire un rapporto di 1 computer per massimo 2 studenti. E’ stata installata una rete wifi in tutta la scuola per permettere un costante accesso a internet a tutti i soggetti operanti nella struttura. E’ stato acquistato uno studio tv con strumenti di ultima generazione e a ridotto impatto ambientale con luci a led. Sono state avviate due sperimentazioni sull’utilizzo dei tablet nella didattica che ha comportato la distribuzione di quasi 200 dispositivi agli studenti. Sono state attrezzate quasi tutte le aule con un computer e un video proiettore ed è previsto il completamento nel corso del 2014. Potremmo continuare ed è tutto verificabile.
Sono state impiegate moltissime ore a programmare, inventare, provare, litigare e sbagliare, ma sempre con un unico obiettivo, riuscire a garantire un futuro migliore ai soggetti che fanno la scuola, vale a dire le studentesse e gli studenti.
E’ questo lo spirito della nuova sperimentazione in corso.
In un epoca nella quale il lavoro sta diventando sinonimo di invenzione e consolidandosi nell’immaginario collettivo come attività autonoma in contatto con altre attività autonome, la scuola deve provare a fornire la più ampia gamma di strumenti per esprimere la propria creatività, misurare le proprie abilità, allargando il più possibile l’orizzonte delle opportunità.
E’ del tutto evidente che senza il contributo delle famiglie diventi tutto più difficile, in primis perché arriva un messaggio di sfiducia che davvero non ci meritiamo. Stiamo facendo ogni sforzo per garantire la massima trasparenza in ogni iniziativa che comporti la gestione di denaro, della scuola e proveniente dai contributi delle famiglie. E stiamo anche realizzando un nuovo sito che avrà tra le tante novità, una sezione dove tutti i dati relativi a fondi, spese, progetti, appalti etc saranno visibili quasi in tempo reale, con la possibilità di chiedere eventuali chiarimenti direttamente online.
L’intenzione è quella di innescare un meccanismo virtuoso che solleciti la partecipazione più larga possibile all’attività scolastica, in modo da far sentire alle famiglie che le proprie figlie e i propri figli, tutti i giorni si recano in una seconda casa dove la frequenza significa condivisione, responsabilità e co-gestione.